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Garantire l’accesso all’acqua potabile alla metà della popolazione mondiale è uno degli Obiettivi del Millennio raggiunti. Ma questo non significa che il problema sia risolto. Specialmente in Africa.
L’acqua è un bene di cui le popolazioni africane hanno urgentemente bisogno: l’accesso ad acqua pulita è un diritto umano fondamentale tuttora negato a più del 40% della popolazione. Senz’acqua non c’è salute né sviluppo.
I danni all’agricoltura sono incalcolabili, il bestiame muore, le lezioni a scuola non si possono svolgere regolarmente e saltano anche gli equilibri familiari, perché le donne sono costrette ad assentarsi per ore alla ricerca di acqua, lasciando incustoditi i figli.
La mancanza di acqua pulita e di servizi igienici adeguati è legata, direttamente o indirettamente, all’80% delle malattie. Difatti, più della metà dei posti letto ospedalieri sono occupati da pazienti affetti da malattie diarroiche, causate dall’utilizzo di acqua contaminata e dall’assenza di servizi igienici, con conseguenze fatali soprattutto per i bambini.
I bambini con meno di cinque anni nati in un periodo di siccità hanno tra il 36 e il 50% di probabilità di essere malnutriti, mentre l’accesso ad acqua pulita riduce i tassi di mortalità infantile di oltre il 20%. Non avere accesso a una fonte d’acqua potabile significa aumentare, e considerevolmente, il rischio di contrarre malattie spesso mortali come la malaria e l’ebola.
Ma l’Africa è un continente così arido? In realtà negli anni ci sono stati diversi studi, firmati da istituti ed enti internazionali molto autorevoli, che sono arrivati alla stessa conclusione: in Africa di acqua ce n’è davvero tanta ma si trova nel sottosuolo del continente. In base ai vari studi, ce ne sarebbe abbastanza da risolvere il problema dell’acqua per tutte le popolazioni dell’Africa.
Il vero problema è arrivarci, a quell’acqua. Perché non sempre i singoli Stati hanno a disposizione le risorse e le competenze necessarie per costruire pozzi.
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Per questo MANIVERSO Onlus promuove la costruzione di pozzi, cisterne, acquedotti e la protezione delle sorgenti, con la partecipazione attiva delle comunità locali e la costituzione di comitati tecnici incaricati di seguirne la realizzazione e la successiva manutenzione. Qualsiasi altro approccio che prescinda dal coinvolgimento delle comunità nella costruzione e poi nel controllo e nella gestione delle fonti d’acqua, infatti, è destinato al fallimento. |